lunedì 28 marzo 2011

Telethon: per non lasciare solo chi ha una malattia genetica


Io sono stata una delle fortunate.
Si, ho anche io una malattia genetica rara. La mia è familiare; la forma lieve che nascondo nei miei geni mi dà solo qualche disturbo ma ha impedito a alcuni miei cugini di nascere o di vivere più di pochi giorni dopo la nascita.
Anni fa la perdita di un neonato era una cosa che poteva capitare, capitava spesso, e non si andava sempre a fondo della motivazione. Una morte in culla, o un aborto spontaneo tardivo, colpiva un po' tutte le famiglie e dopo un po' forse solo la mamma ricordava quei bambini.
Fino a che un giorno, dopo una visita un po' approfondita, ad un medico fresco di studi non viene un dubbio, comincia a fare domande e a richiedere esami. Ed ecco la spiegazione di molte morti e la coscienza di essere una sopravvissuta quasi per caso e di portare sin dalla nascita i segni di quella che sarà, forse, la mia fine.
E' una cosa triste, che porta a vivere la vita in modo un po' diverso, che ha spinto i miei parenti a correre dal medico spaventati, specie chi attendeva dei bambini e chi voleva averne, però accettabile, visto che oramai la mia vita l'ho fatta senza sapere nulla.
Ci sono però malattie molto peggiori della mia, malattie genetiche che non lasciano speranze di vita, o che limitano così tanto la vita da farla diventare terribile.
Telethon ha inventato un sistema per finanziare la ricerca sulle malattie genetiche rare che non possono essere finanziate normalmente perché, per l'apputo, così rare da costare troppo e rischiare di assorbire i già pochi finanziamenti destinati alla ricerca delle malattie meno rare.
così nel giro di qualche anno Telethon ha finanziato la ricerca che ha guarito i bambini affetti da molte malattie, e lo farà ancora in futuro con l'aiuto di chi donerà dei fondi.

domenica 20 marzo 2011

Siamo in guerra o non siamo in guerra? E' ovvio che siamo in guerra!

 Siamo in guerra o non siamo in guerra con la Libia? 

L'articolo 11 della costituzione italiana dice che lo stato italiano rifiuta la guerra come sistema per risolvere le controversie internazionali. Non ricordo le parole precise ma sono sicura che l'italia non può per costituzione dichiarare guerra a nessuno.

E allora come si fa?

Quando c'è un ministro della difesa che probabilmente confonde il suo ruolo e crede che fare il ministro della difesa comprenda fare il ministro dell'attacco, si fa presto.

Lui dice: "Ma noi non siamo in guerra, partecipiamo ad una azione dell'ONU."

"Si, ciau pep"
vien da rispondergli.

Non ne faccio una questione di destra e sinistra perchè il presidente Napolitano, che è di sinistra, oggi ha detto la stessa identica cosa, aggiungendo un altro mattoncino a questa bella ipocrisia, cioè che in Libia si è andati a difendere i libici. Un "ciau pep" doppio, per lui.
Mi dovrebbe spiegare come sia possibile difendere qualcuno lanciandogli in testa delle bombe. Come sempre quando certi politici parlano si ha la sensazione di essere presi per i fondelli.

Sensazione? No, in questi due casi non è una sensazione, ma una certezza.

Vi cito le parole scritte dall'articolo che ho linkato:
"I giornalisti delle redazioni dei giornali di 70 anni fa che avessero scritto degli articoli su notizie simili a quelle che stiamo leggendo in queste ultime ore, non avrebbero messo il punto interrogativo alla fine del titolo. Quelli delle redazioni dei giornali di oggi parlano di missioni di pace pericolose, di esportare la democrazia, di difendere la libertà. Pare che la costituzione dello stato italiano, dicendo che ripudia la guerra, sia solo riuscita ad aumentare il livello di ipocrisia dei giornali."

Questo articolo è stato scritto ieri, molte ore prima che il ministro Ignazio La Russa e il presidente Napolitano, e poi anche Massimo D'Alema e altri politici si mettessero a fare dichiarazioni che hanno avuto proprio il tenore ipocrita denunciato dall'articolo.
Ecco,a questo punto è chiaro che i politici italiani credono di aver a che fare con dei deficienti che si bevono qualunque imbecillità si propini loro.

Suvvia, è chiaro a tutti che stiamo facendo una guerra in casa d'altri e tu, Ignazio, e tu, Giorgio, siete pienamente consapevoli della vostra ipocrisia. Almeno abbiate il buon senso di non prenderci per i fondelli pubblicamente, aspettandovi di essere creduti.

E' proprio una cosa fastidiosa essere trattati così.
E pensare che Napolitano e La Russa sono giorni e giorni vanno in su e giù per la penisola a parlare di tricolori e unità di Italia e intanto con la loro decantata costituzione ci si puliscono il ... e nel contempo ci prendono per il ....

E allora? E allora meglio la Lega Nord che questa volta non è stata incisiva ma almeno ha detto chiaro e forte il suo "NOT IN MY NAME", andandosene dalla seduta in cui si è presa questa decisione schifosa, cercando di far mancare il numero legale in aula, azione che, se la sinistra non fosse rimasta, ( che si votasse contro o a favore non conta) sarebbe riuscita e avrebbe impedito che l'italia entrasse in una guerra di aggressione verso un'altro stato.
(foto: youreporter.it)

martedì 15 marzo 2011

Gli Ebook, una oppurtunità per guadagnare con internet o perdita di mercato? | Notizie Fresche

Gli Ebook, una oppurtunità per guadagnare con internet o perdita di mercato?
Delle semplici domande su un modo per guadagnare con internet: scrivere libri.
Il problema è però sempre lo stesso ed è vendere tramite internet. Come si fa?

lunedì 14 marzo 2011

Recensione di un bel libro di favole per bambini

Favole per gli orsetti
Un bel libro di favole!  Ecco cosa può servire per poterci prendere una vacanza da questo strano mondo che pare voler collassare senza speranza da un momento all'altro.
Si può tornare un momento bambini e fantasticare, ridere, divertirsi con una cosa semplice.
La scrittrice è una mia amica, la Ilaria Maria. Lo dico perché credo sia onesto che sappiate che la conosco, quando dico che secondo me il libro merita attenzione e magari anche qualche recensione.
Certamente non si tratta di un libro molto impegnato e che finirà per vincere un premio, perlomeno non credo che lo farà.
Però è in grado di donare qualche piccolo momento di divertimento, e secondo me è una cosa che succede abbastanza di rado.
Le illustrazioni, lo dico sapendo che la verità non offende l'autore, sono pessime.
Un bambino di dieci anni disegna meglio, anche con il computer, però hanno il vantaggio di esser in bianco e nero e quindi possono essere colorate dai bambini stessi trasformando il libro anche in un momento di educazione artistica.
Sempre che i più piccoli capiscano che si tratta di un libro su cui possono pasticciare.

Le favole invece sono carine. Scritte bene e carine. In un qualche modo sono anche poetiche, se per poesia non si intende la melanconia o il romanticismo. Sono favole che hanno un tocco di realtà e pragmatismo.
Le eroine di queste favole fanno la cacca da sopra gli alberi e non sono intelligentissime, le principesse sono stranamente figlie di maghi e il principe azzurro deve essere salvato dal cattivo. Il metodo di salvataggio sta nel rompere il più possibile oggetti non tuoi.

In alcune parti queste favole sono decisamente dissacranti dei miti più cari ai bambini, in altre parti sparano la verità come se fosse una pallottola.
Anche i draghi perdono la loro dignità acquisita in secoli di favole in cui fanno la parte dei cattivi,  con onore ma senza odore.
Insomma, nella loro semplicità queste favole sanno scatenare la risata nei piccoli, ma anche nei grandi.
Lo potete trovare su Lulu.com a questo link, nella versione scaricabile da internet e in quella, più costosa, stampata.
Buon divertimento!

venerdì 11 marzo 2011

Il terremoto del Giappone ha spostato l’asse terreste di 10 centimentri

Il terremoto del Giappone ha spostato l’asse terrestre di 10 centimentri
E' un disastro mondiale. In un primo momento guardavo questi giapponesi con il loro caschetto bianco e il kit di sopravvivenza e pensavo che mi sarebbe piaciuto essere calma e tranquilla come loro.
Ma quando ho visto lo Tsunami... Contro l'acqua non ce la fa nemmeno la terra. Non si ferma. E' una cosa tre
Ora c'è l'allerta nucleare perchè una delle centrali non si spegne.
Fra le notizie che sconvolgono c'è anche lo spostamento dell'asse terrestre, 10 centimetri. Ci vorrà qualche tempo per capire cosa succederà alle stagioni e al clima.

Violentissimo sisma in Giappone. Lo Tsunami raggiunge Sendai

Violentissimo sisma in Giappone. Lo Tsunami raggiunge Sendai

Una scossa fortissima, migliaia di volte più forte del terremoto dell'Aquila. Da noi sarebbe stata una ecatombe. A Tokyo però gli impiegati sono per strada con il loro kit di sicurezza. Sacchetto arancione, contenente casco, mascherina, giubbotto di salvataggio. I crolli ci sono stati, anche la devastazione, ma data la violenza del terremoto che è avvenuto, chi si aspettava di vedere un paese raso al suolo resterà deluso. I grattacieli sono tutti in piedice i Giapponesi si dimostrano estremamente organizzati ai nostri occhi.
Una vera civiltà. Però lo Tsunami su Sendai è stato terrificante.

Spiegatemi perchè guadagnare con internet in Italia è così difficile

Negli Stati Uniti le casalinghe arrotondano le loro entrate scrivendo articoli sulle creme e sui prodotti per la casa.

Il pagamento per un post in un qualsiasi blog di  una qualsiasi per una casalinga qualsiasi con una rete di circa 2000 contatti, fra i vari social network, è di circa 30 dollari, più o meno 30 euro. 

I più impegnati che si occupano di argomenti diversificati, di cultura, di moda, tecnica e tecnologia e di notizie, vivono guadagnando in media 1500 euro al mese curando due o tre blog in internet.

In Francia un post su un blog non è mai pagato meno di 10 euro e i blog più liberi racimolano comunque sempre delle buone entrate in più.
In Italia la faccenda è disarmante. Ogni tanto c'è la sensazione che si possa guadagnare con internet solo se si scrive di sesso. Per il resto, si contano i centesimi.

Non ho notizie della situazione in Inghilterra o negli altri paesi europei, ma ho scoperto che in Nord Africa organizzano le rivoluzioni tramite blog.

Ma allora siamo noi che proprio stentiamo oppure la crisi è così nera da non permettere nessun tipo di rilancio, nemmeno con la pubblicità?

giovedì 10 marzo 2011

Caso Berlusconi: italiani in Marocco per cambiare la data di nascita di Ruby

Caso Berlusconi: italiani in Marocco per cambiare la data di nascita di Ruby

Uno dice che Ruby non era minorenne e ne ha le prove e l'altro dice che quandcuno è andato in Marocco a cambiare il certificato di nascita di Ruby. E' sempre più difficile capire cosa succede.
Cero che se gli avocati di Berlusconi hanno sostenuto di avere il vero certificato di nascita di Ruby e che è nata nel 1990 non si capisce come mai il fatto quotidiano dica che l'ufficiale dell'anagrafe non ha cambiato la data e non ha preso soldi.
E' naturale avere il dubbio che la mentalità alla Ruby sia molto diffusa in Marocco...
"mi pagano per parlare e parlo, mi pagano per stare zitta e sto zitta". Alla fine tutto fa brodo.

martedì 8 marzo 2011

Sarah Scazzi: Vito Russo indagato, gli avvocati abbandonano Sabrina Misseri

Sarah Scazzi: Vito Russo indagato, gli avvocati abbandonano Sabrina Misseri

Continua la storia di Sarah Scazzi, dei suoi assassini, dei loro avvocati e di un intero clan di paese. Una storia davvero sconvolgente, con una trama che nemmeno un consumato scrittore di gialli sarebbe riuscito ad immaginare. Se lo avessimo letto, invece che vissuto, lo avremmo considerato eccesivo, per i troppi colpi di scena... Invece questa è la realtà.

Maroni, con un intervento armato in Libia si rischia la terza guerra mondiale | Notizie Fresche

Maroni, con un intervento armato in Libia si rischia la terza guerra mondiale
Ecco questo si che è un grosso, grosso casino

La rivoluzione araba: tutta colpa di Google e Chrome

La rivoluzione araba: tutta colpa di Google e Chrome

8 marzo, festa della donna. Punto della situazione

Sono passati 103 anni dal giorno in cui le operaie della Cotton di New York morirono nell'incendio della loro fabbrica, e da quando quella data è diventata la festa della donna siamo riuscite ad ottenere qualche progresso nella parità di diritti e doveri fra uomini e donne. Ora, nel mondo occidentale, parliamo di pari opportunità fra uomini e donne mentre nel resto del mondo vi sono molti posti dove si combatte ancora  per ottenere il riconoscimento minimo della dignità della donna.

Mentre le donne occidentali combattono per cambiare quella mentalità maschile che tende a dare meno importanza al lavoro di una donna rispetto a quello di un uomo e a preferire, nei posti di responsabilità, degli uomini abbiamo al nostro interno delle enclave di donne che sono ancora al livello massimo di dipendenza dall'uomo, come ad esempio le donne islamiche o alcune che vivono nei luoghi meno aperti alla civiltà della  penisola.

Una volta ottenuti i diritti, quindi, rischiamo di soccombere ad un retaggio culturale che non è il nostro, solo perché pare che la lotta si sia fermata.
Ora le donne festeggiano la festa della donna andando nei locali a vedere gli spogliarelli maschili, come se il fatto di poter vedere un bel ragazzo nudo, una volta all'anno, fosse una conquista di pari opportunità fra uomo e donna.

Per superare gli ostacoli che il mondo della politica mette per le donne, si è costrette a ricorrere alle quote rosa, cioè a scrivere delle leggi che obblighino a formare le liste elettorali con una percentuale obbligatoria di donne, solitamente almeno il 20%.
In alcuni paesi, le quote rosa hanno funzionato e hanno incrementato la partecipazione delle donne alla amministrazione della cosa pubblica ben oltre il 20% obbligatorio.

In Italia una legge sulle quote rosa nelle liste elettorali rischierebbe di trasformarsi in una presa per i fondelli, a causa  della mentalità maschile che porta gli uomini  a votare non tanto per le capacità di una donna, quanto per il suo aspetto fisico.

Quel 20% obbligatorio sarebbe presto riempito da starlette o da donne che non disturbano il manovratore, ma al contrario lo allietano.
Inoltre le donne che si occupano seriamente di politica in Italia sono fieramente contrarie alla obbligatorietà della percentuale di quote rosa, perché hanno un certo sapore di "riserva Indiana" o di "protezione di una specie in via di estinzione".
Le donne che intendono costruire qualcosa credono che l'unico modo di poter vincere quella che è oramai una battaglia culturale molto sottile sia farcela da sole senza aiuti, favoritismi particolari o quote rosa.
E' una battaglia in cui le donne non sono unite, perché la percentuale di quelle che scelgono la "via facile" cercando di ottenere dagli uomini al comando riconoscimenti di carriera tramite meriti diversi da quelli professionali sono comunque tante.

Esiste poi una questione professionale femminile, in un paese in cui il 40% delle donne lascia il lavoro e la professione per seguire esclusivamente i figli e che ha poi delle enormi difficoltà, una volta che i bambini sono diventati grandi, a reinserirsi nel mondo del lavoro e a ritornare a guadagnare uno stipendio che possa renderle economicamente indipendenti.

Non si tratta solo di garantire posti negli asili nido, che sono utilissimi, che spesso prosciugano, con il loro costo, il reddito della mamma lavoratrice rendendo antieconomico il lavoro stesso.
Si tratta piuttosto di garantire i rinserimenti dopo la maternità anche in nel lavoro autonomo e di aiutare a creare una rete di lavoro flessibile e professionale che vada oltre ai diritti riconosciuti alla lavoratrici dipendenti dalle grandi aziende, ma che valorizzi l'esperienza e la creatività nel creare reddito familiare che hanno le donne, che possano creare anche entrare basse, ma che aiutino a ricreare la professionalità dopo periodi in cui non si è lavorato.

venerdì 4 marzo 2011

Yara Gambirasio e Sarah Scazzi: qual'è la differenza

Pochi giorni fa hanno ritrovato a Berlino il corpo di un bambino scomparso 5 mesi fa dopo l'uscita dalla palestra. E' stato il padre di altri 3 bambini che ha confessato, dopo un interrogatorio incalzante, di averlo rapito, violentato, ucciso e seppellito nel bosco.
Un uomo che fino a quel momento tutti consideravano nel "range" della normalità. Qualcuno, però, aveva visto un auto, il giorno del rapimento, e dalla descrizione dell'auto gli investigatori sono arrivati al colpevole.
La società tedesca ha seguito la storia con il fiato sospeso fino al tristissimo epilogo.
Negli stessi mesi ad Avetrana e poi a Brembate si svolgevano drammi simili e altrettanto sconvolgenti, ma molto diversi fra loro.

Cosa però porta davvero a dover differenziare i casi di Avetrana e di Brembate, a parte i sentimenti, collettivi e personali, che sono identici?
Ieri sera a Iceberg su telelombardia qualcuno ha detto che si cercava di differenziare i due casi in base alla località, facendone una questione di cultura locale. Può anche essere vero. Il dramma di Avetrana si è svolto tutto davanti alle telecamere, sin dalla scomparsa di Sarah Scazzi si capiva che vi era qualcosa che non andava nel verso giusto, per poi arrivare alle confessioni in diretta di zio Michele, ai pianti di Sabrina Misseri, alla comunicazione in diretta del ritrovamento del corpo di Sarah.
La famiglia Scazzi è stata vittima di tutti: dei parenti, delle telecamere e delle istituzioni e persino degli avvocati dei colpevoli. Hanno comunicato loro la morte della figlia mentre erano in diretta televisiva dalla cucina del luogo in cui era stata uccisa, in compagnia dei famigliari dei probabili assassini. Hanno comunicato loro in diretta l'arresto della cugina Sabrina. Ogni cosa che li riguardava è stata messa in piazza: indagini, dolore, sorpresa, costernazione, dignità ferita.

Quando Yara è stata rapita, proprio mentre ancora la storia di Sarah era nel pieno del suo epilogo, a Brembate hanno semplicemente avuto paura che succedesse ciò che era successo con Sarah e si sono premurati di proteggere innanzi tutto la famiglia di Yara e il suo già grande dolore.

Non sappiamo ancora chi è l'assassino di Yara, ma sappiamo che, perché purtroppo è la triste realtà, non sarà una persona lontana da Brembate e da Yara. Sappiamo che Yara si è fidata e che quindi non era uno sconosciuto, sappiamo che gli orchi sono sempre vicini a casa. Ne si è tristemente consapevoli, anche quando si spera che il male venga da lontano e non ci appartenga.

Forse la differenza fra i due casi sembra essere tutta qui. A Brembate Sopra il clan si è stretto a difesa del membro debole e che è stato ferito; ad Avetrana il clan si è stretto a difesa di chi si era vendicato e aveva ucciso. Le motivazioni di questi due atteggiamenti così diversi sono davvero materia per i sociologi perchè noi, da soli, non capiamo.